La GenZ è una generazione di sognatori? La società di consulenza Zelo che mette a disposizione insight che offrono una comprensione profonda e continuativa su temi rilevanti per la GenZ svela il rapporto tra le nuove generazioni e i loro sogni. La Giornata Mondiale dei Sogni, che si celebra ogni 25 settembre, diventa dunque un’occasione per scoprire che per i nati tra il 1997 e il 2012 i sogni, per definizione, non sono qualcosa di raggiungibile e non fanno rima con le “aspirazioni” dei grandi.
A differenza delle generazioni precedenti, per molti giovani della GenZ il sogno non è infatti più una fonte di ispirazione e motivazione, ma un’evasione dalla realtà quotidiana. Qualcosa che si vive “a occhi chiusi” perché, “se fosse raggiungibile, si chiamerebbe realtà”. I sogni per la GenZ non sono dunque irraggiungibili perché folli o impossibili, ma perché slegati dalla concretezza della realtà quotidiana dove si ragiona, anche per i più ambiziosi, in termini di obiettivi realizzabili nel breve termine.
Un secondo aspetto interessante è che una percentuale significativa (38%) ammette di non avere ancora un sogno preciso. Questo dato riflette una crisi che coinvolge profondamente le nuove generazioni e ha ripercussioni sul loro futuro e sull’intera società perché denota l’assenza di percorsi di orientamento realmente capaci di supportare i giovani anche dopo la laurea. Solo una minoranza (19%) trova la propria motivazione nel grande sogno in cui crede. Queste testimonianze rilevano, ancora una volta, una tendenza crescente verso la ricerca di obiettivi concreti.
Nonostante molti giovani siano confusi e disillusi riguardo al futuro, consapevoli di vivere in un mondo segnato da guerre, crisi economiche, sociali, precarietà e una competitività estrema. Molti di loro credono ancora di poter contribuire al cambiamento e di lasciare un segno significativo grazie al proprio “super potere”. Alla GenZ la vita da mediani non piace, non la accettano per cui il grande sogno di cambiare il mondo non è scomparso, ma si scontra con quella stessa mancanza di concretezza di quando da bambini si sognava di diventare astronauti.
Il terzo aspetto interessante che emerge, sottolinea Zelo, è che il concetto di “sogno lavorativo” è chiaramente messo in discussione dalla GenZ
Più della metà dei giovani non ha la speranza di realizzarsi al lavoro come primo obiettivo; solo il 42%, infatti, vuole realizzarsi professionalmente. Le priorità di questa generazione sono infatti altre: credono nel proprio benessere mentale e fisico – tema assolutamente centrale per loro – e sanno che per realizzare grandi progetti come comprare casa, servono grandi mezzi e grandi sacrifici e spesso non sentono di averli o di volerli fare. La GenZ è la generazione della gratificazione immediata, i lunghi percorsi li sfiduciano, ma non per questo hanno perso le speranze.
Questo cambio di mentalità, rispetto alla generazione dei Millenial e a tutte le precedenti porta con sé profonde trasformazioni sociali ed economiche. Se il sogno di una carriera ideale o quello dell’acquisto di una casa smettono dunque di essere un obiettivo primario, settori chiave come quello del lavoro e del mercato immobiliare dovranno adattarsi alle nuove esigenze della GenZ. Per attrarre giovani talenti, non sarà più sufficiente puntare sull’idea del “lavoro dei sogni”, ma sarà necessario offrire condizioni lavorative sostenibili, flessibili e incentrate sulla crescita personale. Così come il mercato immobiliare dovrà rivedere le proposte continue sul “sogno dell’acquisto della casa perfetta”, poiché i giovani sono ancora lontani dall’idea di potersela comprare.
È dunque fondamentale adattarsi a questa evoluzione, rivedendo modelli sociali ed economici per allinearsi alle aspettative di una generazione che privilegia obiettivi concreti piuttosto che progetti irrealizzabili. In questo cambio di approccio, è proprio il nostro concetto di “sogno” che ha molta meno presa.
In sintesi: “La GenZ non vede più i sogni come una fonte di ispirazione, ma come qualcosa di irraggiungibile. Non si tratta solo di un cambio di ‘sentiment’, ma di un’evoluzione concreta: preferiscono obiettivi più piccoli e raggiungibili concentrandosi sul presente e sul proprio benessere, piuttosto che inseguire grandi progetti fuori portata. Insomma, meno illusioni e più concretezza. Meno domani, più oggi. Meno sbatti, più benessere. È in questo gap che Zelo può intervenire guidando, attraverso insight e progetti di comunicazione e consulenza, le aziende nel trovare un nuovo modo di interessare questa generazione così complessa e spesso fraintesa” dichiara Cecilia Nostro, Founder di Zelo.