Decluttering: una parola, un programma. E che programma: una guida passo passo che bisogna seguire pedissequamente e senza sgarri se si vuole riportare la pace e la giusta luce nella propria casa. E dopo aver riordinato come ci sentiamo? Scopriamo quali aspetti psicologici sono legati all’arte del riordino e i relativi benefici.
Etimologia dell’ordine
Se si cerca in internet la parola “decluttering”, il nostro Mr. Google fornisce circa 15.400.000 risultati in 0,57 secondi. Più di dieci pagine di articoli tratti da blog e riviste che parlano di questo fenomeno che negli ultimi tempi ha dato vita a maniaci zen della geometria domestica.
Ok, ma che cos’è esattamente questo decluttering e da dove viene?
Il verbo inglese “to declutter” significa “(fig.) riordinare, mettere in ordine, liberare” ma anche “fare spazio per rendere un posto più piacevole”. La Regina Elisabetta infatti utilizza la parola “clutter” per esprimere “confusione, disordine, accozzaglia”. Se si aggiunge il prefisso latino di privazione “- de” ecco che nasce il de-cluttering ovvero “togliere/eliminare la confusione”.
Il clutter può assumere diverse forme: pile sparse di giornali e riviste, armadi straripanti, pigne di importantissimi appunti volanti sparsi sulla scrivania o ancora mensole che esplodono per i libri disposti… “a sentimento”. Come porre fine a tutto questo?
Il decluttering questo sconosciuto
Un termine moderno che deriva da un’antica tradizione orientale. Infatti le origini alla base dell’arte del riordino (che diverrà in seguito il titolo di un famoso libro) rimandano al feng-shui, una famosa disciplina (ma anche mind-set) cinese di stampo taoista impiegata principalmente in ambito architettonico che unisce alle nozioni più tecniche, elementi di astrologia e psicologia: l’obiettivo è quello di ricercare l’armonia all’interno di un ambiente modificando la disposizione degli elementi d’arredo al suo interno, secondo specifici criteri.
Dal feng-shui (se volete darvi un tono agli aperitivi, la pronuncia cinese è “feng-shuè” e significa “vento e acqua”), ha cominciato a sorgere la nuova era del decluttering.
L’inizio di tutto
Ma la vera antesignana di tale era non è la famosa Marie Kondo… Bensì una certa Karen Kingston, che nel 1978 ha pubblicato un libro dal titolo Clear your clutter with feng-shui. La signora Kingston difatti è una delle più grandi esperte a livello mondiale di feng-shui, la cui arte diffonde in diversi seminari e manuali per “rivitalizzare e rifornire di nuove energie gli ambienti e gli spazi” – così scrive come sottotitolo nel suo monocromatico ed essenziale sito ufficiale.
In seguito, nel 2014 approdò nelle librerie italiane quello che in pochi mesi sarebbe diventato un best seller: Il magico potere del riordino di Marie Kondo, una scrittrice giapponese che a 30 anni ha deciso di diffondere e portare il verbo in giro per il mondo su come evitare di trasformarsi in perfetti concorrenti per “Sepolti in casa”.
Il libro ebbe un enorme successo che diede vita a corsi, libri di autoaiuto incentrati sul come riportare ordine nei propri spazi ma anche nella propria vita.
Lo butto? E se poi mi serve?
In fondo Marie ci ha visto giusto: il riordino è un’attività che riesce a trasmettere un profondo senso di serenità, quando fatta con cognizione e non tanto per nascondere dietro al divano l’ultima pila di giornali prima che gli ospiti suonino alla porta.
Riordinare ha sempre un che di rivoluzionario; d’altronde è normale tendenza accumulare oggetti che a uno sguardo più attento farebbero in fretta a finire nello scatolone da portare in cantina, se non addirittura nella pattumiera…
Ordine fuori, ordine dentro
Insomma, perché riordinare richiede un così grande sforzo?
L’uomo è un soggetto particolare e bizzarro. In situazioni estreme può arrivare ad essere capace di vivere esclusivamente con ciò che gli è essenziale per assicurarsi la sopravvivenza, ma normalmente ha una naturale propensione ad accumulare. E non è l’unico: gli scoiattoli fanno scorte di nocciole per affrontare l’inverno, così come i cani (del mondo Disney) scavano buche in giardino per conservarci gli ossi o si ricavano degli spazi che possano contenere i propri averi (es. i giochi tenuti gelosamente al sicuro nella propria cuccia). Dunque potremmo dire che “riordinare”, per come lo intendiamo noi esseri umani, implica il fatto di separarci da ciò che per noi è importante e per farlo dobbiamo esserne proprio decisi e spesso ci vuole qualcuno che ci convinca a fare il primo step – altrimenti non avremmo aspettato la Kondo.
Ma c’è un aspetto da considerare: riordinando ed eliminando il superfluo vengono a mancare dei “punti di riferimento”.
Psicologicamente parlando…
Quando perdiamo qualcosa per strada e ce ne accorgiamo una volta a casa, avvertiamo immediatamente un’iniziale sensazione di paura (per circa 1,5 secondi) che a breve si trasforma in angoscia, a cui segue un profondo senso di perdita, quasi di abbandono. Lo stesso, anche se in maniera diversa, quando veniamo derubati di qualcosa che ci appartiene; proviamo rabbia, dispiacere e siamo affranti dalla nostra perdita. È come se dovessimo ogni volta affrontare un piccolo trauma da separazione.
Allora, per prevenire tutto questo catastrofico scenario, ecco che ci si comincia a contornare di oggetti dalle più svariate dimensioni con atteggiamento previdente, al fine di evitare di dover subire ancora una così crudele ingiustizia.
Tuttavia, Marie Kondo è stata saggia: ha scelto un approccio calmo, ma determinato, condito con aneddoti della sua vita personale, al fine di accompagnare il lettore nel suo viaggio verso la “pace” esteriore (prima) ed interiore (poi).
i benefici psicologici del decluttering
Riordinare quindi, per quanto se ne possa dire, porta con sé molti benefici: porta serenità e rende consapevoli dei propri spazi, dà nuova luce agli ambienti e banalmente porta benessere anche a livello fisico. È stato confermato dagli esperti che riordinare apporta benefici a livello umorale, con la produzione di neurotrasmettitori gabaergici (ansiolitici naturali prodotti dal cervello), i muscoli si distendono progressivamente e di conseguenza le tensioni nello stomaco svaniscono riducendo i problemi gastroenterici. Inoltre si riducono i tempi di addormentamento e la produzione di sebo, il che rende la pelle più luminosa e tonica.
Ci insegna il valore del distacco da ciò che ci tiene ancorati al passato e aiuta a migliorare le capacità nel “lasciare andare”: inizialmente liberarsi di un vestito dimenticato nell’armadio, ma a cui si è tanto legati può essere spiacevole e rendere nostalgici, ma è importante esercitarsi nel non trattenere e allenare la propria capacità di intercettare in modo obiettivo cosa serve davvero e cosa invece ha solo funzione di riempitivo. Avere o meno quel vestito nell’armadio non cambia i nostri sentimenti verso di esso. Facendo spazio potremmo rimanere sorpresi nello scoprire che il fatto di non averlo più nell’armadio è la cosa migliore che potesse capitare.
un decluttering più smart
Quali sono le tecnologie che possono supportarci in questa impresa per un decluttering 4.0? Vediamoli:
- Eliminato il superfluo si provvederà a ripulire l’interno di armadi e cassetti utilizzando gli accessori in dotazione ai nuovi aspirapolvere che grazie a spazzole con setole speciali e morbide toglieranno la polvere dagli scaffali in legno e laminato senza graffiare. I filtri HEPA elimineranno anche acari, batteri e impurità di cui si impregnano inevitabilmente i tessuti.
- I capi che si sceglierà di tenere saranno privi di virus e batteri con le nuove lavatrici che permettono di lavare a temperature più basse ottenendo comunque un alto livello di detersione; in più, con la funzione vapore già a 30° si avrà un bucato super igienizzato.
- Per trasmettere appieno la piacevole sensazione di ordine tutto dovrà essere perfettamente stirato. I nuovi sistemi stiranti garantiscono risultati perfetti: oltre a rendere i capi più eleganti, permettono la stabilizzazione dei tessuti che si manterranno così più a lungo e si sporcheranno molto meno.
- Alla fine ci troveremo con vestiti perfettamente igienizzati e stirati ad hoc. Ma dove riporli in modo da non mandare in fumo tutti gli sforzi fatti finora? Ci sono cabine armadio in grado di preservare al meglio la freschezza dei propri abiti eliminando gli odori e l’ umidità, e che impediscono ai tessuti di sgualcirsi.
Insomma, sembra proprio che stavolta non ci siano più scuse. Non resta quindi che mettersi nelle mani della Kondo e iniziare questa avventura!